La violenza non è mai giustificabile

Scritto il 30/06/2025

“Imbecille, vergognati, togliti dal…”: queste sono le parole rivolte a una chirurga, in piena sala operatoria, dal suo direttore. Parole che, grazie alla diffusione sui social e sui principali quotidiani, hanno risuonato con forza nell’opinione pubblica.

Il 6 giugno si è verificata una grave aggressione verbale (documentata), e probabilmente anche fisica, ai danni di una professionista sanitaria durante lo svolgimento del suo lavoro. Le parole del video sono talmente grottesche e becere da sembrare quasi irreali, quasi tratte da un film. E invece no: è l’ennesimo episodio di violenza verbale contro una chirurga, contro una donna, contro un’operatrice sanitaria.

La gravità del gesto è amplificata dal fatto che l’aggressore è un accademico in posizione apicale, il cui ruolo dovrebbe essere quello di formare, educare e guidare le nuove generazioni.

Molti si saranno chiesti: se al posto della dottoressa ci fosse stato un collega uomo, l’episodio si sarebbe svolto allo stesso modo? Non lo sapremo mai. Ma ciò che purtroppo non sorprende è che, ancora una volta, la vittima sia una donna.

Abbiamo apprezzato la pronta e ferma condanna da parte della Regione Lazio e del presidente Rocca e da parte dell’associazione Women in Surgery Italia (WIS). Tuttavia, a questa reazione si è affiancato qualcosa di profondamente inquietante: la giustificazione e la minimizzazione dell’accaduto.

Alcuni organi istituzionali hanno adottato posizioni che destano preoccupazione:

  • L’Università di Tor Vergata, tramite i suoi Garanti, ha deciso di non sospendere il Prof. Sica, ritenendo sufficienti le sue scuse.
  • L’Ordine dei Medici ha quasi posto più attenzione sulla sterilità dell’ingresso del cellulare in sala operatoria che sull’aggressione stessa.
  • Alcuni colleghi chirurghi hanno persino sostenuto che “in sala operatoria tutto è concesso” per il bene del paziente, giustificando così l’aggressione.

E poi c’è il silenzio. Il silenzio della maggior parte delle società scientifiche del settore, delle sigle sindacali (non si tratta forse di una lavoratrice?), dell’accademia nel suo complesso.

Ma non si può tacere. Una recente indagine ha rivelato che quasi il 50% delle chirurghe ha subito micro o macro aggressioni nel corso della propria carriera. Un dato allarmante, che impone una riflessione profonda.

La violenza, in qualsiasi contesto, non è mai giustificabile. In un paese civile, non possono esistere attenuanti, né scuse. Le istituzioni pubbliche, come le università, non possono accontentarsi di semplici scuse per avallare comportamenti inaccettabili.

È fondamentale sostenere chi denuncia, chi ha il coraggio di esporsi, affrontando conseguenze spesso pesanti. Una vittima di chiara aggressione e violenza non ha bisogno di giustificazioni, né di “se” o “ma”. Ha bisogno di supporto istituzionale, che in questo caso sta perlopiù mancando.

Ribadiamo ancora una volta che la violenza non può far parte né del mondo sanitario, né di quello accademico. Il bene del paziente non può e non deve mai passare attraverso la violenza o comportamenti abusivi verso i collaboratori.

Siamo al fianco della collega chirurga coinvolta. Promuoviamo campagne di sensibilizzazione, affinché questi episodi siano sempre più rari. E quando accadono, che ci siano sempre più persone (e testimoni) pronte a denunciare e a non voltarsi dall’altra parte.

Alba Scerrati